Il mandato di arresto europeo, così come attualmente in vigore, è stato introdotto qui in Italia con la legge numero 69 del 2005 il cui obiettivo era quello di adeguare anche questo particolare e delicato settore della giurisprudenza alla normativa europea.
Partiamo dal definire brevemente cosa sia un mandato di arresto europeo. Con questi termini intendiamo un’azione giudiziaria nella quale cooperano due Stati, quello cosiddetto membro di emissione che richiede l’arresto e la consegna di un soggetto che ha commesso uno o più reati penali, e quello detto invece membro di esecuzione, ovverosia la Nazione nella quale si trova il pregiudicato e che dovrà procedere alla pena o comunque all’arresto del soggetto stesso.
Altra distinzione importante quando parliamo del mandato di arresto europeo riguarda la consegna attiva e quella passiva. Nel primo caso è uno Stato membro dell’Unione Europea a dover limitare la libertà personale del soggetto incriminato mediante l’arresto e la consegna dello stesso all’Italia; nell’altra situazione è l’Italia ad avere l’obbligo di consegnare il pregiudicato allo Stato europeo che ne fa richiesta. In questo secondo caso, è bene sottolinearlo, la riconsegna dell’imputato è possibile solo dopo esito favorevole da parte della Corte d’appello che approva il mandato. La Corte d’appello di riferimento è in questo caso quella della zona nella quale il soggetto incriminato ha dimora, domicilio o residenza.
Altro punto interessante affinché la legge 69/2005 possa essere pienamente rispettata riguarda la doppia incriminazione del soggetto ovverosia la necessità che il crimine o i crimini siano considerati tali da un punto di vista penale da entrambi gli Stati protagonisti della decisione giuridica. Esistono però casi di una tale gravità nei quali, come stabilito dal’articolo 8 della Legge, è possibile procedere col mandato di arresto anche se questa condizione appena citata non sussista.
Ma come si articola nel concreto il mandato di arresto europeo dalla sua formulazione all’arresto del soggetto incriminato? Dopo la redazione del mandato, lo stesso dovrà essere sottoposto innanzitutto alla Corte d’appello fornendo accurati dettagli sul reato contestato al soggetto e soprattutto sulle prove di cui si è in possesso per procedere all’arresto. A questo punto, esaminati gli atti, la Corte d’appello dovrà pronunciarsi entro 5 giorni emettendo, ove se ne ravvedessero effettivamente gli estremi, l’ordinanza necessaria. Successivamente all’ordinanza è possibile dare effettivo seguito al mandato di arresto, fermo restando la possibilità di ricorso in Cassazione per opporsi al provvedimento.
Oltre all’arresto dell’imputato, infine, nel mandato può essere richiesto il sequestro o la confisca di beni appartenenti all’incriminato utili anche in fase processuale come prove del reato commesso.